Era il 1879 quando un locandiere dell'Ohio, James Ritty, inventò il primo registratore di cassa. Il suo scopo? Ridurre i furti dei dipendenti che, come dire, avevano la mano lunga e approfittavano degli incassi. Il primo registratore di cassa sfruttava al massimo i movimenti meccanici, manovrato a manovella. Lo sportello per gli incassi, ieri come oggi, si apriva solo a momento debito cioè quando si finiva il conteggio ed era il momento di riscuotere. Il cassetto, aprendosi, azionava un campanellino che suonava facendo capire al titolare che il commesso stava per inserire denaro in cassa. Una sorta di antifurto istantaneo.
Quando l'elettricità prese il sopravvento il movimento meccanico fu sostituito da un piccolo motore elettrico e via via che il tempo trascorse si modernizzò la procedura: non solo si effettuava la vendita aprendo il cassetto della cassa, ma era in grado anche di memorizzarla e fornire uno scontrino di carta con i dettagli della spesa. Questi ricordano molto i registratori di cassa moderni, vero? Beh, sì anche se negli ultimi decenni ne ha vissute di trasformazioni il nostro amico... con l'avvento del codice a barre, ad esempio, tutta la grande distribuzione è passata a registratori di cassa a lettore ottico che scansionano il codice da cui traggono le informazioni necessarie per fare il conto finale. Anche in questo caso la cassa si apre a conti finiti, anche se i cassieri possono aprirla in qualsiasi momento con l'apposita chiave.
E poi? Poi l'evoluzione ha fatto nascere i prodotti tecnologici che conosciamo bene: i registratori di cassa touch come Scloby, pratici, economici e versatili.